martedì 3 marzo 2020

IN VIAGGIO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS




Ma allora parti? Ma ti fanno partire? Ma sei sicura di andare?
Sono in aeroporto a Milano, la risposta non credo possa lasciare dubbi!
Proseguiamo per ordine.
Sono PARTITA da casa con il solito trolley rosso diretta in stazione, ho gentilmente scroccato un passaggio in macchina ad un'amica, così ho evitato il primo contatto "pericoloso" sul bus. Però da lì in poi sono andata dritta per la mia strada senza pensare a nulla.
Ho prenotato un treno ad alta velocità, così da avere la quasi certezza di far incastrare tutti gli orari.
Non ho notato code alla biglietteria, si cammina agevolmente lungo il corridoio di accesso ai binari e pure i marciapiedi sono occupati  da poche persone. 
Arriva il treno, mi sistemo sulla carrozza al posto che mi è stato assegnato e mi rendo conto che la metà dei sedili è libera. Spunta qualche viso con la mascherina. La cosa ci sta, anche se, secondo me non è ben chiaro il concetto dell'uso di tale protezione, la porta spesso chi ha paura di infettarsi e per  tutti gli altri starnuto libero nel gomito, se ci va bene, fateci caso.
Il treno è in perfetto orario, viaggio guardando spesso fuori dal finestrino, piove e mi soffermo ad osservare tutte quelle goccioline che si rincorrono tracciando un susseguirsi di sottili scie orizzontali sul vetro... sembrano tanti... urca mi viene in mente solo la parola virus... è fatta sono entrata nel gergo della psicosi.




Arrivata a Milano C.le, prima tappa del mio itinerario, mi incammino verso l'uscita, tenendo la mia sinistra e raggiungo il capolinea dei bus con direzione Linate. Continua a piovere come se non ci fosse un domani. Salgo sul mezzo che per fortuna è già lì ad aspettarmi, sì sta attendendo me e pochi altri, è un minibus, ormai si è capito che le persone che si spostano sono diminuite e di conseguenza tutto viene ridimensionato in base alle effettive richieste. In venti minuti si arriva all'aeroporto, anche il traffico dà netti segni di movimento ridotto, non dimentichiamo che siamo in Lombardia, prima regione a rischio.
Ora che sono qui, vediamo cosa succederà.
Mi accorgo appena varco la porta di vetro scorrevole, che i viaggiatori sono davvero pochi. Vado dritta verso la zona partenze per arrivare poi nel settore dove vengono eseguiti i controlli di sicurezza. Nessuna fila, un addetto smista le persone dicendomi chiaramente "venga pure di qua, così facciamo lavorare un po' tutti" Non ho notato alcun tipo di controllo particolare per nessuno, niente domande, solo una cosa mi ha lasciata perplessa, mi hanno passato una sorta di strisciolina che sembrava di carta su entrambi i lati delle mani, il controllo anti-esplosivo? Tutto ok per questa volta mi hanno lasciata passare, sarei potuta essere ammalata ma non una nonna gangster!
Con calma raggiungo il gate, curiosando in qualche negozio, dove le commesse praticamente si girano i pollici, però indossano i guanti.
Ora sono qui seduta con altre 6/7 persone in ordine sparso, manteniamo le distanze e sul display il volo risulta in ritardo di 20 minuti.



Ogni tanto incrocio con lo sguardo mascherine che nascondono mezzi visi di persone frettolose. Sono soprattutto uomini e donne che sbarcano nel nostro Paese rosso e giallo, tenuto sotto osservazione.
Su vari schermi le tv trasmettono aggiornamenti sul coronavirus, sono informazioni sempre allarmanti, che riguardano prima di tutto l'Italia e poi il resto del mondo.
Lo spot di Amadeus  continua a ripetermi di lavarmi le mani "insieme ce la facciamo" al momento ci riesco ancora da sola.
Sullo stesso monitor dove è visualizzato il volo per Amsterdam in ritardo, c'è una fila di cancellazioni. Capita sovente di sentire una voce femminile che elenca nomi di passeggeri che sono invitati a presentarsi all'imbarco, penso proprio che costoro abbiano rinunciato a partire.
Vabbè vado in bagno a lavarmi le mani con Amadeus, toccando il meno possibile, usando i gomiti, c'è libero pure lì.
Quando torno trovo qualche persona in più, sempre sparpagliata.
Sono qui da qualche ora e il clima mette effettivamente un po' di ansia, sarei dovuta arrivare più tardi, invece io con la mia mania di programmare tutto con calma e precisione... 
Da Schiphol mi avvertono che il volo viene annunciato con soli 5 minuti di ritardo, voleremo in modalità recupero, perfetto almeno una buona notizia.
Sento arrivare passi spediti e decisi alle mie spalle, è il personale addetto all'imbarco sono tutti allegri e si scambiano battute, le ragazze indossano dei pittoreschi guantini di lattice  viola. Pochi minuti mi ritrovo a bordo. Non ho mai volato in condizioni così vuote: sono seduta in fila 2, nessuno davanti, nessuno dietro, nessuno a fianco. Gli assistenti di volo vanno su e giù con grandi sorrisi rilassati. Al decollo si spengono le luci. Buio fuori, quasi buio e praticamente sola dentro. 


 


Ma sono stata proprio così incosciente  a partire con questa emergenza in atto? Ormai sono qua e non si torna indietro. Sono convinta che rimanere a casa non sarebbe stato più salutare, non  concordo con tutte le misure adottate che mi sono sembrate per alcuni versi esagerate, creando un clima di paura ed una incomprensibile corsa alla sopravvivenza. 
Qualcuno mi approverà, altri non saranno d'accordo. 
Non cambia nulla, mi adeguo e rispetto le decisioni e le idee di tutti, ma per favore niente panico!
Sto atterrando, con 5 minuti di anticipo! Il cielo è sereno la città mi appare dall'alto con tutte le sue luci. Spettacolo raro per me.



All'uscita nessuno mi ferma, nessuno mi controlla. Esco velocemente, anche se in questo aeroporto, si devono fare chilometri per oltrepassare la scritta EXIT!. 
Michela, Meltemi sto arrivando!
Le ultime notizie dicono che forse avrò qualche difficoltà a rientrare e che anche qui in Olanda stanno valutando la situazione, visto che si sono presentati alcuni casi di contagio. 
Dai su vedremo... al momento io ho solo captato la parola "coronavirus" finchè ero dentro in un negozio e trasmettevano un notiziario in olandese, quindi non ho capito niente di più. Va benissimo così!
Ci aggiorniamo...





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